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I segreti erotici dei grandi chef

Irvine Welsh – 432 p. – Guanda – euro 17,00

Data: giovedì, 18 ottobre 2007 - ore 22:35

L’europa ha un solo uomo da poter schierare al fianco (o contro, a seconda) della visionarietà degli americani sul tema iperrealista: il suo nome è Welsh e viene dalla Scozia. Per chi non lo conoscesse, l’highlander letterario più famoso deve il suo successo alla saga tossica di un gruppo di sbandati Edimburghesi dediti alle sostanze stupefacenti. Il loro “guardare i treni” alla stazione di Leith ha generato il manifesto allucinato e allucinante di tutta una generazione di drogati e senza scopo. Oggi, la sua ultima opera, pare moderare i toni rispetto all’estremo di partenza. Welsh, prendendo spunto anch’egli da una circostanza irreale (pare ormai impossibile farne a meno), descrive questo mondo dicotomico rappresentato da due personaggi incarnanti gli archetipi degli opposti: il buono e il cattivo e via discorrendo. Si sale lentamente. Centinaia di gradini da fare uno alla volta con crescente ripidità e più fatichi e più ti piace e più corri per arrivare in cima. Frustrazione, rabbia e passione crepano quella corazza di tranquillità che il titolo cela con malcelata arguzia (basta visionare freudianamente l’immagine di copertina della prima edizione). Ma quello che più lascia soddisfatti (o no, dipende) è proprio il finale che giunge come un orgasmo alla fine di un periodo tantrico. Tutto esplode in mille direzioni e tra vite consunte e patetiche, ideali latitanti e sconcertanti, odori e sapori di un’arte culinaria che resta comunque al margine della storia, emerge un fondo di giustizia che non ti aspetti, non più oramai. E sorridi pure, perché ti scopri maledettamente incapace di non rimanere neutro, ma di schierarti apertamente, e dunque complice di un finale che, probabilmente, avresti scritto anche tu. Questo d’altronde è Welsh, ma mai come in questo frangente. Naturalmente, la pulsione brassicola resta la costante, come uno sfondo di natura nei quadri impressionisti. W la Scozia, sebbene, come dice il buon vecchio Mark Renton, “…sia una merda essere scozzesi…”
Andrea De Gruttola
Pubblicata su LOGO n°10 nov 2007

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