ACAB

Carlo Bonini - 260 p. - Einaudi - euro 16,50

Data: domenica, 22 marzo 2009 - ore 13:25

Bonini Carlo è l’uomo che porta a termine questa storia devastante. Sulle prime sembra di leggere un romanzo di pura fantasia, quella dove la celebre frase “ogni riferimento a…è puramente casuale” ci starebbe tutta; nomi inventati d’effetto (“Drago”, “Sciatto” etc), cronaca recente a fare da sfondo alla storia, dialoghi e citazioni dal “cyberspazio” per dare modernità. Poi però, ti accorgi che il punto, che diventa problema, è che è tutto drammaticamente vero. Così il lettore scopre cosa c’è dietro il reparto mobile della Polizia di Stato, il celebre “Reparto Celere” (pronto intervento) creato ed utilizzato per tutte quelle situazioni dove il confine tra la guerriglia e l’ordine pubblico diventa impalpabile e labile ed etereo. Dove il poliziotto diventa soldato, in tutto e per tutto in guerra, dove il suo nome, la sua identità diventa nulla, diventa omologa e numero di matricola, annullata dalla tenuta antisommossa e da tutti gli orpelli necessari all’intervento. Dove l’essere umano scende a livello uno, dimentico di tutte quelle regole create per essere servite; dove la violenza dilaga e si confonde tra chi l’ha generata e chi la deve reprimere. Così, arrivati al punto in cui ci si rende conto che non c’è più differenza tra finzione e realtà (soprattutto quando vengono citati i fatti di cronaca recente – discarica Pianura, CPT, scontri polizia-ultras, caccia ai rumeni) solo allora ci si rende conto del lavoro svolto da Bonini, della melma in cui ha dovuto pescare per tirar fuori una storia siffatta. E non ci si può esimere dall’arduo giudizio sul bene e il male, sul difensore e l’attaccante, sul violento e il pacificatore. Da cui esce, ovviamente sconfitto, per l’ennesima volta, l’essere-misero-umano.
Andrea De Gruttola