Buongiorno Los Angeles

James Frey - 553 p. - Tea - euro 16,60

Data: lunedì, 21 settembre 2009 - ore 17:52

La critica ne ha fatto il novello narratore americano per eccellenza. Devo dire che dopo l’exploit di Johnathan Frentzen con “Le correzioni”, non s’era visto più niente degno di nota sul mondo USA che valesse la pena spendere quattro chiacchiere. E’ vero pure che Frantzen aveva narrato alla De Lillo, con la famiglia che faceva da metafora della società e, nella quale, erano insediate tutte le sfaccettature da attaccare con il racconto. Frey fa una cosa diversa: nel perfetto stile cinematografico, tra l’altro tipico della città narrata, mette su un incredibile circo di personaggi e di eventi che non puoi più lasciare andare. E questo succede dalla prima pagina intendo. Inevitabilmente ci sono personaggi che arrivano dalle varie etnie che hanno fatto grande la città degli angeli e che si portano dietro, quasi sempre, carichi di tristezza epocali in cui la speranza è l’unica cosa che le fa splendere. Tutte partono da un punto comune di disperazione e difficoltà estreme, come se il tempo narrante fosse degli anni della depressione o giù di lì. E invece sono i tempi moderni, non così difficili certo, ma avviati a buona emulazione nei mesi a venire. Frey li porta per mano, come un Cicerone sui generis, che vuole mostrare non si capisce bene quale lato del “mostro” californiano. Sembrerebbe un padre col figlio disgraziato: amore e dolore allo stesso tempo. Gioia, fierezza e disperazione uno addosso all’altro. E come sempre accade, la moltitudine delle genti schiaccia alcune delle sue componenti. Il lettore se ne farà un’idea. Senza dubbio, Buongiorno Los Angeles è una moderna Odissea.
Andrea De Gruttola