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Musica per lupi

Dario Fertilio - 172 p. - Marsilio - euro 15,00

Data: giovedì, 24 giugno 2010 - ore 11:29

E per la serie: quando credi di aver letto e visto e sentito tutto, ecco che spunta dall’angolo inesplorato la storia che ti sconvolge. Una volta ancora e di più. Dario Fertilio, giornalista del Corriere della Sera, alza il velo su una delle vicende più buie del dopoguerra nell’est Europa. La Romania, paese del blocco che fu, con tutto quello che si poteva immaginare ci fosse ai tempi, luogo agghiacciante che fa da sfondo alla storia della Rieducazione di Pitesti. Con tale titolo si narra del penitenziario di Pitesti, cittadina appena fuori Bucarest, che fu teatro di una delle pratiche più incredibilmente atroci che l’essere umano potesse perpetrare. Un manipolo di detenuti scelti per essere il braccio di una operazione psicologica di rieducazione delle menti criminali che venivano lì rinchiuse. Ora, per “mente criminale” ci si riferisce ai dissidenti del tempo, la maggior parte studenti attivisti e poveri contadini analfabeti che neanche sapevano le ragioni della gabbia. Ma la Securitate, sensi lunghi del regime filo-sovietico, sapeva essere ovunque e comunque in quegli anni bui. Così, con a capo Eugen Turcanu, questi veri e propri kapò dell’ultima ora espletarono egregiamente il loro compito. Fino, ovviamente, alla scoperta del fattaccio che provocò fucilazioni immediate di tutti, carnefici e non, per azzittire lo scandalo crescente. Come nella miglior tradizione nazista, qui non c’è un solo Josef Mengele ma una squadra intera. Qui non c’è il sistematico sterminio o il lavoro forzato utile alla causa fino alla morte; qui si punisce corporalmente per poi arrestarsi un attimo prima della fine, per poi ricominciare ancora e ancora; la tortura come via obbligata per la rieducazione a più miti consigli comunisti. Un susseguirsi di nefandezze e oscenità che solo l’impunità autorizzata può generare nella mente umana, mai priva di limiti quando si tratta di espletare il male. La sensazione che si ha nel conoscere quello che accadde dietro le mura di Pitesti vi assicuro che non lascia indifferenti, soprattutto alla chiusura del testo. L’orrore generato da Turcanu e i suoi non ha niente d’invidiare all’inferno dei campi nazisti né dei Gulag sovietici. Qui, la differenza è che la storia è arrivata in ritardo e con poco clamore. Fertilio, bontà sua, ce la riporta alla ribalta, sconvolgendoci, togliendoci il sonno con questa melodia per lupi feroci. Ulteriormente.
Andrea De Gruttola

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