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PARLIAMONE 2008

Questo non è un vero e proprio blog, nel senso che non si instaurano discussioni circolari e chiuse. Non è neanche un forum però. Qui si scrive dopodichè tutti vedono tutto. E si replica alla stessa maniera. E' una semplice questione di forma, lo so, ma è importante. Purtroppo, e lo dico con sincerità, i messaggi sono moderati percui c'è una certa latenza tra la vostra spedizione e la successiva pubblicazione di un messaggio. Il male è da sempre presente sulla rete, e i comportamenti deviati con esso. Portate pazienza. E' necessario.

>>torna a casa...


Rientro (Natale 2008).
spedito da: Andrea
Data: mercoledì, 24 dicembre 2008 - ore 19:34



Sono rientrato a casa ad Avellino.
Mancavo da un mese. In mezzo, Germania, Austria, Ucraina e nuove responsabilità e tutto il resto.
Così arriva Natale e torno a casa. Torno dai miei, dalla mia famiglia e da alcuni amici.
Soprattutto, torno nei luoghi, torno nella mia casa. Quella che è stata per anni il luogo di ritrovo di chiacchiere e risate e pianti; il luogo che ho condiviso con una signora che sapeva fare gli spaghetti ai pomodorini come io non sono mai riuscito a fare, anche oggi che ci riprovo nella mia cucina di Roma. Niente. Torno in questi spazi freddi, tra muri amici, gli stessi che ho dipinto di rosso in un impeto d'entusiasmo circa otto mesi fa, credendo in un futuro più stabile. Niente. Rientro tra i miei libri e le emozioni che essi conservano. Come sono debole tra queste mura, come mi aggrediscono i ricordi e le nostalgie. Persino per un amico lontano che pure non c'entra direttamente ma che rientra anche lui perchè legato a passaggi chiave della mia vita. Niente. Rientro eppure resto fuori. Forse perchè già lo sono, forse perchè dovevo uscire dimenticandomi dentro le chiavi, chi può dirlo. Vedremo.
Rientro dunque, e vi auguro buon Natale.

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Settembre...
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 11 dicembre 2008 - ore 19:9


...che nulla c'entra con il mese ma è il titolo di un pezzo di Cammariere. E' presente all'interno di una compilation regalatami da una coppia di amici che si sono sposati il 1° settembre, appunto.
L'ascolto spesso, in macchina, non so perchè ma è come qualcosa da capire bene e dunque va ascoltata come si deve, più e più volte. E va fatta scorrere attraverso senza cercare d'afferrarla. Perchè quando passa, lascia...
...io sulla SARC verso Capo Rizzuto, di settembre (!) a trovare un'amica; un piatto di linguine ed astice su una rotonda/ristorante memore di tristi confronti in quel di Crotone (Cammariere?!?); le saggine di spiaggia che ondeggiano e frusciano sotto l'incessante brezza marina; io e le mie riflessioni passate, io e le mie frustrazioni presenti, io e le mie sfide future.
Non dormo più, resto sempre acceso, come il quadro di un pc, al massimo in stand by. Non capisco perchè; la stanchezza sopraggiunge lesta come una fucilata, mi stronca per qualche ora dopodichè scompare come un alito di fiato su una finesra d'inverno. E una volta che apro gli occhi non c'è verso di tapparli di nuovo. Tutto il tempo che ho serve a vivere; devo afferrare tutto, rimanere sempre sull'onda, cercando di non cadere giù.
Molte cose sono cambiate; la percezione degli eventi, la profondità delle cose, il senso dei miei pensieri. Questo diario è l'ultimo baluardo di ciò che rappresentavo a me stesso qualche anno fa. Chissà come mai, chissà perchè e, soprattutto, chissà se l'incoscienza subentrata non sia solo un leggero sonno del mio vero io che potrebbe risvegliarsi a suon di mazzate, calate da una mano delicata e gentile.
Che almeno così appare...

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Come sempre.
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 4 dicembre 2008 - ore 1:41



Così di nuovo fendo la notte d'asfalto e bruma. E il profumo non riesco più a scinderlo da un sapone o una signorina francese o lavanda; soltanto se affondo il viso nel collo di quel ricordo posso cercare di capire, prima di perdermi ancora in ancestrali attrazioni.
Così è successo di nuovo, il colpo di tacco della fine, l'inveitabile gesto del fato che pure aspetti ma non osi sperare. Perchè ero lì, in mezzo al grigio più grigio e freddo come il granito ghiacciato che mi sono accorto di dividere lo spazio non solo con un tagliente ricordo cacciato giù in profondità nelle carni. C'era lei, un tavolino più in là, che dice "fourteen" mimandolo con le dita delle mani mentre io vorrei essere indigeno o meglio, straniero madrelingua e invece sollevo una mia, di mano, per ringraziare e trovare un modo per rallentare il tempo. Perchè il suo volto è triste, pacato e avvezzo a quel tempo e quei non-colori. E lei si alza, avvolgendosi in una sciarpa e sollevando il suo corpo snello e veloce dal suolo ostile. E d'un tratto è fuori, al freddo senza scampo di quella città dura, non prima di aver sfiorato la mia aria con un sorriso di soccorso ad un monolocale di precompresso lungo un prospekt che non lascia alternative.
Invece io, occidentale tarato, ho ricambiato quel gesto e tornato ad infilarmi nel pensiero del ritorno, così sicuro e saldo ai miei principi consumistici e poco lungimiranti.
Di nuovo mi sono chiesto perchè il romanticismo sia agonizzante; e subito dopo l'ho visto tornare nel letargo di sempre.
L'ultima immagine è stata un piumino verde mela, scomparire nell'ingresso di una metropolitana che, forse, non vedrò mai più.

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Ho 10 minuti.
spedito da: Andrea
Data: sabato, 22 novembre 2008 - ore 21:33


Prima di uscire a salutare una amica speciale. Dunque credo ci sia spazio per un paio di righe. Mi sono perso in un punto non ben precisato del cammino, dopodichè, continuando incuriosito e incauto lungo la nuova rotta, sono sbucato alla luce di nuovo. Ora, il punto è che questa luce è un grigio seta, di quelle luci che non capisci dove sia il sole, non capisci le profondità nè le proporzioni. Quasi da mettersi un paio di lenti fumè per schermare gli occhi da tanta luminosità diffusa, insomma, chiaro ma senza maestosità. Attaccato a questa cappa c'è una solida consapevolezza del momento, del ruolo e delle aspettative della mia vita, andando con passo sempre più spedito e cosciente, deciso e lungimirante, pronto alla fine come ad un inizio di stabile gloria. Terminale offensivo e strategico allo stesso tempo, padre e figlio all'unisono, senza appigli nè consiglieri, in una parola, solo verso lo scopo. Ci sono sere che mentre sfreccio meccanicamente lungo l'anello di asfalto che circonda la mia nuova città, la mente s'inchioda su un punto e lì giace e s'addormenta. Ed io con lei. Sento il clacson, devo andare.

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Prima di partire...
spedito da: Andrea
Data: mercoledì, 29 ottobre 2008 - ore 23:56



...pare ci sia spazio per un pensiero curioso, che più che un pensiero è un'immagine che si staglia forte sulla mia anima. E' un vicolo di un paese del salento o della costiera amalfitana o della sicilia, tutto in pietra, tutto bianco, col blu del cielo terso come finto sopra e ancora bianco tutt'intorno; e il caldo opprimente e ventilato con riserbo che scorre in mezzo a quei muri, che agita stanche le lenzuole pietrificate dall'arsura, che tenta di trapassare persiane di legno chiuse sul caldo che sfiacca. Dopodichè c'è qualcuno che attraversa quel vicolo, con sandali di saggina e pantalacci extralarge, che avanza deciso e pesante verso un ricordo, verso un'attesa che resta tale. Che pensa ai giovani, gli unici in diritto di emozionarsi per quella stagione, tutti in cerca più o meno certa di emozioni che non tarderanno ad arrivare. E quel qualcuno pare arrabbiato col destino che gli ha negato quel diritto, quella possibilità, quella responsabilità; lasciando che un cocente desiderio restasse tale, ad indurirsi sotto il sole spietato di mezz'estate. Ci sono le cicale che friniscono, i giunchi che danzano, le stelle che tremolano; e candele rischiarano la notte, nel silenzio di melassa, mentre la brezza muove ma non rinfresca; neanche i corpi sudati in comunione, sigillati dall'illusione dell'eternità mentre si librano sopra un tappeto di miserie umane. Quel qualcuno continua ad attraversare quel vicolo e nulla pare cambiare, anche adesso che aromi di sughi e cipolle soffritte nell'olio pare dettino una legge più vera dell'immaginato. Quel qualcuno ricorda i lumini a muro, i gechi a sguizzare sui muri intonacati e ruvidi, le zanzare a danzare intorno a fuochi fatui, soprattutto ricorda l'attesa, di nuovo, sempre quella, centellinata nei passi necessari ad attraversare quei lastroni di pietra verso il nulla. Ed oggi, prima di partire, c'è di nuovo quel ricordo, brutale nella semplicità dei suoi elementi, nella spietatezza della legge del tempo. Nella fragile illusione che si è tirata dietro, anche dopo aver percorso quel vicolo perso nel tempo.

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Resistenze cromatiche
spedito da: Andrea
Data: venerdì, 3 ottobre 2008 - ore 22:54



Mi chiedo se il bianco di una rosa possa combattere contro il nero della notte. La notte in questione è satura di idrocarburi, in un incrocio saturo di umana tristezza. E mentre il bianco contrasta il nero, un biondo grano prova ad aiutare ma pare che il rosso del sangue di una passione che tarda a ritrovare la strada di casa si allei col buio spento e fondo della notte avvelenata. Dopodichè ci sono lacrime che gonfiano palpebre e mentre la tensione superficiale di questa innocua soluzione salina vince la gravità, trattenendo lo sfogo, mi accorgo che i colori scuri vincono contro tutto e tutti. Vincono sempre perchè nascondono le imperfezioni che cicatrizzano il mondo. Mentre noi cerchiamo, nella luce, la chiarezza dei contorni.

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Non saprei che altro dire...
spedito da: Andrea
Data: martedì, 30 settembre 2008 - ore 23:5



Superati i 30 anni tutti si corazzano: dopo qualche pena d'amore, le donne fuggono il pericolo, escono con rassicuranti vecchioni rincoglioniti; gli uomini non vogliono più amare, si scopano lolite o puttane; ognuno si è fatto il suo carapace, per non essere mai più ridicolo nè infelice. Rimpiangi l'età in cui l'amore non faceva male. A 16 anni uscivi con le ragazze: tu le mollavi o loro mollavano te senza tante storie. Perchè dopo è diventato tutto così importante? A rigor di logica, dovrebbe succedere il contrario: drammi nell'adolescenza, leggerezza sulla trentina. Ma non è così. Più s'invecchia, più si è delicati. Si è troppo seri a 33 anni.
Frederic Beigbeder, Lire 26.900.

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Ai nastri di partenza, mescolando le corsie.
spedito da: Andrea
Data: venerdì, 5 settembre 2008 - ore 23:25


Di nuovo qui dopo un mese veramente incredibile. Denso di strada, spostamenti, asfalto e aspettative, emozioni e condivisioni, speranze e certezze, volti e sentimenti come soffi di vento. Dopo tutto questo, di nuovo a settembre con i soliti precetti e le solite promesse a se stessi e alla voglia di cambiare e sperare per il meglio nei giorni a venire. Ottimo. Il sottoscritto sta per cambiare posto, anche se in prova e per un periodo definito ma pur sempre con l'intento di metter radici da qualche altra parte con il solito corredo doloroso di scissioni mai accettate nei ricordi e negli affetti; nelle storie nascoste tra le pieghe dell'asfalto e gli steli d'erba.
Inoltre, mentre scrivo, Alex è a colloquio con un uomo che potrebbe dargli l'ok a venir fuori e questo, signori, è davvero una novità.
Forse che quest'autunno ci farà divertire, chi lo sa. Non vedo l'ora.
E' vero pure che il momento non è dei migliori (e quando mai, dirà qualcuno) vero, ma evidentemente arrivati ad una certa età, c'è un tempo in cui pare impossibile evitare sofferenze. Le proprie e quelle degli altri. E' probabile che crescere significhi anche questo, chissà.
Nell'attesa dello starter, alzo gli occhi al cielo stellato e spero che da uno di quei puntini luminosi ci sia chi credo io ad indicarmi la strada.

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;)
spedito da: Maria
Data: lunedì, 18 agosto 2008 - ore 18:33


Chissà se te lo saresti aspettato che sbucassi da queste parti...un abbraccio Andrea!Maria.

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Un'altra partenza, un altro saluto.
spedito da: Andrea
Data: domenica, 3 agosto 2008 - ore 22:13


Oggi ho salutato un vecchio amico.
Partiva per un lungo viaggio e non credo di rivederlo più. Così ho voluto salutarlo. Mi spiace non averlo fatto prima di oggi perchè sarebbe stato importante sapere cosa ne pensava delle vite che stavano per arrivare o della situazione di questo paese e della vita in generale.
Cos' ho ritardato un giorno la mia, di partenza, non tanto definitiva, per salutarlo un'ultima volta.
E allora mi è venuto in mente che in un passato non tanto remoto, questo amico mi diceva di non correre sull'autostrada nel curvone di Monteforte della A16 in direzione Napoli. Mentre io c'ero già stato e comunque ero stato prudente.
Che diceva alla figlia maggiore di non bruciare tappe col suo primo ragazzo.
Che mi ha chiamato mentre ero nel bel mezzo della Puglia più sperduta dicendomi che era stato il primo a comprare il mio libro; è lo è stato davvero, il primo a farlo.
Quello stesso amico, avanzava spedito a passi stretti da una chiesa a casa sua ed io l'ho guardato scomparire dietro un angolo di un palazzo per poi non rivederlo più.
E' stato un peccato andare a salutarlo solo oggi, perchè nel frattempo, mentre io indugiavo sulle mie misere tabelle di marcia, lui se n'è andato senza che io avessi potuto salutarlo davvero.
C'è qualcosa fuori posto stasera, e niente la rimetterà dov'era.
Arrivederci Claudio, prima o poi ci rivedremo e parleremo ancora, con quella foga e quella rabbia propria di chi sente la vita e non vuole subirla senza combattere.
...a Claudio Zanarone...

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Visioni
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 31 luglio 2008 - ore 22:6



Ho visto un arco di luce fredda in una stanza buia; ho visto una roccia tagliente in mezzo alle onde assassine di un mare in tempesta; ho visto una mano tesa e insanguinata tra altre di una folla inferocita; ho visto un bimbo ridere seduto in mezzo all'erba di un giardino; ho visto un mondo. Ho visto te.

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Appoggiarsi ad uno stelo d'erba
spedito da: Andrea
Data: martedì, 29 luglio 2008 - ore 23:22



Costruiamo tutto sul nulla, la colpa è anche nostra.
Così dice un mio caro amico e lui ha ragione. Però, se sei frustrato e, di conseguenza, incazzato, te ne frega il cazzo.
Bisognerebbe sfasciare tutto o avere una pazienza divina. Io sono completamente sprovvisto della seconda mentre invece ho sotto il divano una magnifica mazza di alluminio, dono inconsapevole ed evocativo dell'amico di cui sopra.
Dunque? Ce la diamo da soli una risposta o cosa?
E che perdio cambiano le stagioni e passano gli stramaledetti anni e ci sono cose che non ne vogliono sapere di cambiare. Per niente. E allora, dico io, pieghiamole a suon di mazzate, perchè no?
Fanculo tutti.
Speriamo nella strada và, che altro non c'è rimasto...

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What's up
spedito da: Carmine
Data: domenica, 6 luglio 2008 - ore 21:48


Man your website is really cool! It was nice to meet you saturday night. Keep on writing! C YA Carmine

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After Hours
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 3 luglio 2008 - ore 23:20


This night is winding down but
Time means nothing,
As always at this hour
Time means nothing,
One final final round 'cause
Time means nothing,
Say that you’ll stay
Say that you’ll stay
Say that you’ll stay...

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Tradimenti e aspettative già note
spedito da: Andrea
Data: domenica, 15 giugno 2008 - ore 16:5



Qualcuno dice che ho tradito, forse, chi lo sa. Quel qualcuno sono io. Io la vedo nei miei ricordi e nel mio presente, sola contro un muro di una campagna francese e contro il freddo alluminio della mia veranda. E sta lì che non sa più che fare e cosa aspettarsi. Ed io? Io ho preferito, scelto, il motore a sostituire le mie gambe, per tanti anni protagoniste della mia vita. Mi sento strano, ancora in bilico, nella speranza che questa estate riesca a iniettarmi nuovi entusiasmi e significati mai concepiti riguardo la mia vita e le sue traiettorie. Eppure mi commuovo all'idea di aver abbandonato tanta passione ed emozione, forse un po' scettico su ciò che potrò trovare su quella stessa strada che non mi ha mai visto oltre i cinquanta orari. Staremo a vedere, ancora una volta, come sempre. D'altronde i primi amori non si scordano mai, così recita la "parabola", e così andrà per me.
Fino a tempi nuovi naturalmente, fino ad allora.
Intanto sto per prendere un treno, cosa alquanto inusuale per il sottoscritto ultimamente, e già so come andrà a finire, questo invece molto usuale per il sottoscritto.
Cerco sorpresa, la cerchiamo tutti.

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Special Needs by night...
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 12 giugno 2008 - ore 23:52



Si può fare. Nel senso che, a quanto pare, si può tornare indietro. Una macchina del tempo, nient'altro. Nessun accrocchio fantascientifico-tecnologico: bastano delle colline in lontananza ed un angelo a pochi metri. Basta questo per tornare indietro e per redimersi dico io. Stronzate l'egoismo e la freddezza e le blindature del cazzo. Quando l'angelo di sopra ti parla e spiega le ali senza per questo prendere il volo, bè, allora capisci che ci sei ancora, sei ancora in pista come i vecchi tempi. E anche se gli anni ti spingono in un angolo, giorno dopo giorno, bastano tre ore scarse per sognare ancora e ritrovare la rotta.
E vaffanculo a tutti e tutto, quando ci si ritrova.
E' vero, sono proprio bisogni speciali, sempre, sebbene di notte...

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Là davanti eppure come sempre ultimo
spedito da: Andrea
Data: lunedì, 9 giugno 2008 - ore 23:11


Così Ethan era lì davanti. Tutto era come doveva essere: la ringhiera, il muretto, la chiesa sulla sinistra e, soprattutto, il paesaggio davanti. E anche Elisa era dove doveva essere: sulla sua destra, seduta sul muretto, con la sua slim tra le dita e lo sguardo che tradiva l'imbarazzo per il solito gioco delle parti. Ethan cercò di ricordare l'ultima volta che s'era sentito così e se la ricordò bene quell'ultima volta. Adesso, però, c'era Elisa e tutto stava andando come doveva, cioè senza parole, nel silenzio più totale e denso che si potesse produrre.
-Che stai pensando?- disse lei.
Ethan sorrise. -Secondo te?-
-Non vale, è una domanda come risposta-
-Hai ragione, non vale- di nuovo silenzio, - vorrei abbracciarti- disse guardandola negli occhi.
Lei sorrise ed abbassò lo sguardo sulle sue gambe incrociate. Un tiro alla sigaretta, uno sguardo al panorama.
Ethan tornò anche lui a concentrarsi sullo spazio ampio.
Non lo farò...
-E' che mi sento sicuro quando vengo qui- disse lui.
-In che senso, spiegami-
-Nel senso che un domani, quando l'amore che avrò provato per una donna svanirà come tutte le cose terrene, vorrò che mi rimanga questo senso di sicurezza, quello di un punto di riferimento che mi protegga da tutto. E' questo quello che vorrei per me un domani-
Elisa scese dal muretto con un saltello.
-E' bello questo- disse lei.
-Già, lo è- disse Ethan. Poi pensò al perchè non dovesse essere lei quella donna di cui sopra. Ancora una volta a lasciar andare anzichè poter prendere. -E' che nella vita la cosa più difficile è lasciar andare, non prendere- disse lui.
-E' vero-
-E tu hai stretto e stretto...- disse Ethan, -...e poi cosa ti rimane una volta che molli la presa? I segni della stretta, quello resta, i soliti segni che poi vanno via col tempo-
Elisa annuì. Si alzò una leggera brezza, troppo fresca per essere ad inizio giugno.
-Vogliamo andare?- disse lei cingendosi le spalle con le braccia.
-E' meglio- disse Ethan.
E tornarono alla macchina.

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Vedo i missili passare
spedito da: Andrea
Data: sabato, 12 aprile 2008 - ore 2:46


E così, mentre sono qui, nel mio campo a mietere il grano, mentre il sudore mi scorre in rivoli bollenti lungo la schiena e in mezzo alle chiappe; tutto questo mentre non tira un alito di vento e il cielo è una tavola di vetro azzurro, e non c'è un albero a fare ombra per chilometri; e l'orizzonte è una linea continua tra il giallo oro e il cielo. E mentre tutto questo accade - o non, a seconda - io sento il fischio che precede il loro arrivo. Dopodichè è davvero un sibilo acuto e straziante e mentre io mi fermo e sollevo la tesa del mio cappello di paglia, mentre mi detergo la fronte con il dorso della mano, mentre faccio tutto questo, eccoli che spuntano all'orizzonte. Neri e lucidi e roventi, che fendono l'aria senza rispetto per niente; e vanno dritti e veloci verso la meta che gli hanno programmato. Ed è curioso perchè mi chiedo quanto passerà prima che gli effetti di quello che sta per accadere nel cosidetto "mondo civilizzato" mi raggiunga, raggiunga me e tutto quello che ho qui, compreso il mio campo di grano. Non ci penso più di tanto; ricomincio a falciare mentre quei vermi neri sono già oltre, verso quella coltre di cemento e asfalto e luci al sodio che io ho sempre odiato mentre gli altri l'hanno scelta come prigione per la loro vita. Ed è vero, forse, come ho detto stasera che ero a bere birra come al solito: siamo veramente fuori dal giro, 'n c'è niente da dire, davvero fuori. E dove saranno adesso i missili?

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Una volta era pornografia, ora è arredomania.
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 6 marzo 2008 - ore 23:54



Tyler lo dice quasi subito: è lì che vai a finire, alla fine di quel lungo tunnel nel quale ti ci infili solo per raggiungere la fine, cioè il trionfo consumistico e materialistico. Fottutamente, fine, a se stesso. Routine e arredamento svedese, possono essere lo scopo. Per la prima ci sono già; è all'IKEA che ancora non sono andato. Per ora.

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Sta arrivando il temporale
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 28 febbraio 2008 - ore 23:54



Il serpente cambia pelle. Quella che lascia sul selciato è grigio perla fumè; quella che sta sotto invece è nera come la notte, con venature di verde speranza smeraldo. Ricordo un panino col tonno e qualche porcheria cremoso-lipidica, masticato dietro una baracca a latitudini polari, guardando l'orizzonte nero come la pelle del serpente di cui sopra. Il rettile ha denti lunghi ma le ghiandole non hanno veleno. Un morso è già stato dato e altri verranno dati ancora. Quei denti hanno affondato in carni pallide e morbide; fino in fondo, fin dove arrivavano quelle sciabole di smalto. Quell'orizzonte era gonfio di pioggia fredda e romantica e tagliente. E il serpente ha strisciato su una strada bagnata da quella pioggia in un luogo dimenticato dagli eventi. Là, dove pezzi di cuore sono rimasti ad inseguire un sogno sempre stato tale. Ci vuole carne, denti e veleno ancora.

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Telecronaca del niente. (Sempre di domenica mattina)
spedito da: Andrea
Data: domenica, 3 febbraio 2008 - ore 12:37


Mi sveglio e sono le 10:30, un orario dignitoso per essere domenica mattina. Poi cincischio nel letto leggendo un po' Bukowski e comincio a pensare che devo lavare i piatti del giorno prima e fare un mucchio di altre cose (come evadere un po' di posta arretrata) e comincio a deprimermi, che poi per me significa rompersi le beneamate palle. Mi alzo, allora, dopo vari sbadigli e svogliatezze che pare m'abbiano legato dischi di ghisa da 20 kg l'uno alle caviglie; mi trascino (perchè questo è il termine corretto) fino al cesso dove cerco di onorare la procedura d'igiene personale dopodichè mi sposto in cucina. Mi faccio un caffellatte con due tre biscotti e guardo qualche video su mtv. Mi vesto, e torno in cucina a fare i piatti; odio lo sgrassatore, perchè mi apre delle piaghette sulla punta delle dita che mi danno un fastidio da tortura cinese (lo so che potrei usare i guanti, non fate i pedanti, giuro che li userò). Al fine di tutto ciò, sono le 11:45 e questo è veramente un orario dimmerda; nè troppo tardi, nè troppo presto. Penso allora ad un regalo che non ho ancora fatto, a quell'email che non ho ancora scritto, ad una visita che dovrei fare e giù tutta una lista di "dovrei" e "avrei dovuto fare". Così, mi metto davanti al computer e scrivo, che mi riesce sempre più difficile ultimamente. L'email che avrei dovuto scrivere e questo post, che non serve a niente se non a farmi esercitare. E' la mezza, me ne vado in giro per la città a respirare spazio.

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Che bello!!
spedito da: Manu
Data: lunedì, 21 gennaio 2008 - ore 18:42


Digitare su Google il tuo nome e il tuo cognome e scoprire che hai un tuo sito...Sorpresa, gioia...Ma poi mi sono detta " Avevi dubbi Manu"? E'BELLO,credimi Andrea, per chi come me ti vuole bene sapere che per non " perderti di vista" può ritrovarti qui, leggerti e in qualche modo illudersi di viverti un po'.... Baci Manu

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Aspettando
spedito da: Andrea
Data: martedì, 15 gennaio 2008 - ore 22:3



Lo sento che mi sta aspettando. La strada dorme, respira e suda, ed io l'ascolto con l'anima perchè lo so che prima o poi torneremo ad incontrarci. Di notte, prima di addormentarmi, tendo l'orecchio per sentire come tira il vento, come accarezza quell'asfalto, quali messaggi tiene dentro. Dove li porta, soprattutto. E sento che mi emoziono quel tanto che basta per farmi sentire vivo; per dare un senso a tutto ciò che mi circonda. Io lo so che è solo una questione di tempo, prima di tornarci sopra a quel meraviglioso nastro grigio. Entrarci in contatto come ai vecchi tempi, con quella stessa profondità che ne aveva segnato il passo. Sulla scia di fantastiche visioni ad occhi aperti e gambe doloranti. E' il mondo del sacrificio rozzo e brutale, quello primitivo, che ben riesce a chi non ha metodo e dedizione ma solo forza pura. E sia. Aspetteremo che soffi il vento tiepido delle sere di giugno prima di abbracciare ancora un avolta quella fede che a volte non supporta. E che pure potrebbe.

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Di domenica mattina
spedito da: Andrea
Data: domenica, 6 gennaio 2008 - ore 11:38



Ancora una volta sguardi, ancora una volta traiettorie che si incrociano per afferrare ma senza allungare mani. Ancora una volta palle nere luccicanti e piene di vita che guardano oltre la carne, oltre tutto. Ed io incrocio e non "allungo", sorseggiando cappuccino di domenica mattina sfogliando quotidiani stanchi come le notizie di prima pagina. E leggo dell'immondizia che ha messo in ginocchio noialtri campani e penso che non me ne frega niente, se ci sono sguardi da incrociare. Penso che dopo anni di silenzi compiacenti e connivenze più o meno velate da alibi d'ignoranza, sia sacrosanto imporre. Nessun dialogo a frittata fatta. E comunque penso che non me ne frega niente, se ballano occhi a destra e sinistra ed io devo incrociarli. Dopodichè mi convinco che un sentimento potrebbe vincere anche sulla monnezza ma deve essere un sentimento forte, altrimenti i rifiuti vincono. E il percolato è il sangue guasto di questa terra come un malato terminale che si lascia spegnere senza cure. Ed io continuo a pensare che non me ne frega niente. Ma sì, voglio essere seppellito sotto una coltre di bianca plastica ripiena di ogni scarto possibile ed immaginabile. L'importante è avere un sentimento al fianco, che vinca sul tanfo della chimica e della materia che si trasforma. Un sentimento che sia legato, perchè no, ad uno sguardo, sorretto da occhi neri come quelli di uno squalo. La mia miscela montata di latte e caffè è finita. La tazza è vuota ed io vado via chiudendo il giornale. Dopo aver sorriso ed incrociato ancora sguardi. Naturalmente, mentre fuori cade acqua.

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