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Là davanti eppure come sempre ultimo
spedito da: Andrea
Data: lunedì, 9 giugno 2008 - ore 23:11


Così Ethan era lì davanti. Tutto era come doveva essere: la ringhiera, il muretto, la chiesa sulla sinistra e, soprattutto, il paesaggio davanti. E anche Elisa era dove doveva essere: sulla sua destra, seduta sul muretto, con la sua slim tra le dita e lo sguardo che tradiva l'imbarazzo per il solito gioco delle parti. Ethan cercò di ricordare l'ultima volta che s'era sentito così e se la ricordò bene quell'ultima volta. Adesso, però, c'era Elisa e tutto stava andando come doveva, cioè senza parole, nel silenzio più totale e denso che si potesse produrre.
-Che stai pensando?- disse lei.
Ethan sorrise. -Secondo te?-
-Non vale, è una domanda come risposta-
-Hai ragione, non vale- di nuovo silenzio, - vorrei abbracciarti- disse guardandola negli occhi.
Lei sorrise ed abbassò lo sguardo sulle sue gambe incrociate. Un tiro alla sigaretta, uno sguardo al panorama.
Ethan tornò anche lui a concentrarsi sullo spazio ampio.
Non lo farò...
-E' che mi sento sicuro quando vengo qui- disse lui.
-In che senso, spiegami-
-Nel senso che un domani, quando l'amore che avrò provato per una donna svanirà come tutte le cose terrene, vorrò che mi rimanga questo senso di sicurezza, quello di un punto di riferimento che mi protegga da tutto. E' questo quello che vorrei per me un domani-
Elisa scese dal muretto con un saltello.
-E' bello questo- disse lei.
-Già, lo è- disse Ethan. Poi pensò al perchè non dovesse essere lei quella donna di cui sopra. Ancora una volta a lasciar andare anzichè poter prendere. -E' che nella vita la cosa più difficile è lasciar andare, non prendere- disse lui.
-E' vero-
-E tu hai stretto e stretto...- disse Ethan, -...e poi cosa ti rimane una volta che molli la presa? I segni della stretta, quello resta, i soliti segni che poi vanno via col tempo-
Elisa annuì. Si alzò una leggera brezza, troppo fresca per essere ad inizio giugno.
-Vogliamo andare?- disse lei cingendosi le spalle con le braccia.
-E' meglio- disse Ethan.
E tornarono alla macchina.

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