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Educazione siberiana

Nicolai Lilin - 343 p. - Einaudi - euro 20,00

Data: martedì, 18 agosto 2009 - ore 17:38

Il trampolino di lancio è stato costruito da Roberto Saviano. A parte la somiglianza somatica, la storia dietro Lilin non poteva non avere aderenze evidenti con quanto narra lo scrittore campano da qualche anno a questa parte. L’unica differenza, la regione geografica. A parte questo, però, Lilin non merita la rivendicazione di “raccomandazioni”; la sua storia è talmente forte nella sua realtà, che avrebbe fatto fortuna anche da solo. Diciamo che il Roberto nazionale gli ha solo aperto una corsia dedicata, accelerato il processo, ecco. Bene, a differenza del campano, Lilin ha vissuto in prima linea (nel senso “operativo” del termine) e dunque ha narrato con cognizione di causa ancora più da protagonista la sua storia. Reduce dall’inferno Ceceno, ininfluente la barricata, oggi Lilin vive facendo tatuaggi in provincia di Cuneo, che era l’unica attività non violenta permessa ai tempi della sua “educazione”. Un pratica artistica con dietro complessi e sfaccettati significati, tutti al servizio della criminalità sui generis descritta nel testo. Ciò che colpisce del libro è proprio la sua veridicità; la certezza che tutto quello che si legge ha veramente poco dell’inventato e, probabilmente, anche il romanzato è molto blando. Qui lo scrittore è reporter di se stesso e della realtà che lo circonda durante la sua crescita. E’ terrificante il quadro di un territorio al di fuori di tutto, prima ancora che dalle leggi, dal tempo stesso; sospeso su un proscenio iperreale che sembra non lasciare alternative a chi non abbraccia la via dell’illegalità. Come se un’intera società fosse votata ad un mondo di leggi proprie, talmente all’estremo di tutto da suggerire una relatività pericolosa, se non fosse per l’impossibilità umana dell’accettazione della violenza. O no?
Andrea De Gruttola

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