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Pigmeo

Chuck Palahniuk - 238 p. - Mondadori - euro 17,00

Data: mercoledì, 21 ottobre 2009 - ore 18:24

Ahi ahi ahi…stavolta non ce ne abbiamo per Chuck. La delusione è notevole nonché quasi annunciata. Oltre quella che state leggendo, altre critiche hanno fatto a pezzi lo scrittore statunitense e, a dire il vero, è molto semplice capire perché. Innanzitutto lo stile; nel tentativo di replicare una parlata del personaggio che proviene da una nazione straniera sotto regime dittatorial-comunista, lo scrittore (e il traduttore di conseguenza – anzi, vorrei sapere come diavolo a fatto il buon Colombo a portare a termine il lavoro…) si è lanciato in uno stile con verbi all’infinito, inversione di soggetto-verbo –predicato, totale assenza di preposizioni e di aggettivi possessivi. Risultato: rimani stordito alle prime pagine e pensi che cambierà, che è solo un escamotage per rendere il tutto più veritiero e originale. Invece no, si va avanti così fino alla fine e questo, se non sei un fan sfegatato del Pala, ti fa chiudere il libro dopo neanche una decina di pagine. Supponendo di appartenere alla categoria dei fan, diciamo che arrivi all’ultima pagina; bene, quello che rimane è una delusione talmente potente da non sapere con chi parlare per sfogarti. Il ricorso ormai trito alla perversione sessuale è effettivamente un po’ stancante oltre che i riferimenti dotti alla chimica fai-da-te per scopi bombaroli. Buona l’idea di fondo, quella dello scambio culturale dei ragazzi e quant’altro ma alla lunga è troppo prevedibile e, comunque, è come guardare un buon film attraverso un fondo di bottiglia. L’effetto è fastidiosissimo.
Sebbene chi scrive ha conosciuto Palahniuk come si deve, e cioè partendo da Fight Club ad andare avanti, risulta essere privo del peccato originale e dunque corrotto nella critica appena vergata. Il punto è: chi se la sente di discostarsi da un effettivo flop creativo per il genio di Portland? Anche l’anno scorso era andato un po’ genuflesso ma l’avevamo graziato. Quest’anno, però, la corte non può esimersi dalla condanna. Speriamo bene per il futuro, speriamo in un ritorno ai fasti di un tempo.
Andrea De Gruttola

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