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Avanti il prossimo.
spedito da: Andrea
Data: martedì, 31 dicembre 2013 - ore 15:19


"Posso entrare?" mi ha chiesto gentilmente.
"Che vuoi?" gli ho risposto senza entusiasmo, lasciando la porta socchiusa mentre già mi dirigevo altrove.
"Niente, solo salutarti, sto per andarmene e così, sai, un saluto...insomma, siamo stati insieme per un anno ormai e non mi sembrava bello sparire senza prima fare due chiacchiere."
"Non ho niente da dirti, lo sai, ragion percui sprechi tempo. Ti mancano poche ore, impiegale al meglio. Qui c'è poco da fare." Ancora non avevo avuto la voglia di guardarlo in faccia. Lui si è girato un po' a registrare l'ambiente attorno, più per riflesso che per vero interesse (l'ho visto nello specchio del salone). Poi ha sospirato, si è guardato la punta delle scarpe, mi ha detto:"Ho fatto del mio meglio lo sai, non puoi accusarmi di nulla. Io non posso fare altro che darvi tempo, non posso intervenire nelle vostre faccende, solo il tempo posso darvi, quello sì."
Mi sono voltato. L'ho fissato con una punta di rammarico.
"Ascolta, sono stanco, tutto qua, non ce l'ho con te anche perchè avrei da ridire sui miei comportamenti almeno quanto le bestemmie alla malasorte che ho tirato. So benissimo di essere corresponsabile delle mie frustrazioni ma sai, non è mai facile prendersela solo con se stessi, più facile trovare un poveraccio da prendere a calci."
"E sarei io quel poveraccio?" si è indicato il petto con l'indice sorridendo amaro. Io ho fatto cenno di no con la testa; in realtà ce l'avevo un po' con lui, come con tutti gli altri prima di lui. Come ce l'avrò con quelli che verranno, o forse no. Come ce l'ho con me stesso.
"Ascolta, prima che te ne vai: si sa qualcosa di quello nuovo?" gli ho chiesto con malcelata curiosità frettolosa. Per un attimo mi è sembrato quasi di mancargli di rispetto. Assurdo.
"Che domanda...fate tutti la stessa domanda. Suppongo tu l'abbia fatta anche l'anno scorso, a quello prima di me vero?"
"Hai ragione, è una domanda stupida e sì, l'ho fatta anche all'altro prima di te." "Già, posso immaginare."
Siamo rimasti in silenzio per qualche secondo. Poi lui si è congedato.
"Vabbè, volevo solo dirti che ho fatto del mio meglio, tutto qua."
"Lo so, lo so bene. Ho fatto del mio meglio anch'io."
Ha aperto la porta. Si è infilato il cappello. Poi si è voltato un attimo prima di sparire.
"Andrea?"
"Dimmi"
"Cerca di essere meno duro con quello che sta arrivando, d'accordo?"
L'ho guardato dritto negli occhi con le armi deposte.
"Lo farò, cercherò di cambiare le cose."
"Ecco bravo. Addio."
"Addio."
E la porta si è chiusa con delicatezza mentre nel vuoto dello spazio intorno, ho cercato di pensare alle cose da fare col nuovo anno. Con quello che stava arrivando.
In fin dei conti hai davvero fatto del tuo meglio, DuemilaTredici.

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