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Dublino
spedito da: Andrea
Data: venerdì, 28 febbraio 2014 - ore 0:9



L'ho presa bene, dico sul serio. Già mentre il driver mi portava al centro e sfilava lungo il Liffey e le luci della città mi dicevano che ero il benvenuto, qualcosa mi addolciva nel profondo. Mi diceva che andava tutto bene, nessuna ragione per cacarmi sotto. Dopodichè ho messo i piedi uno dietro l'altro su quei cubetti lucidi di porfido, in mezzo ai vicoli di Temple Bar e mi sono dato da fare: intendo a camminare e bere e cercare di mettere un po' in ordine mentre la pioggia veniva giù gentile, senza rompere. Tutto è delicato in questa città, ti cancella la verve violenta, liquefa la rabbia e predispone al pagamento dei debiti. Mai lasciarli in giro, mai pensare di potersi lasciare dietro le spalle un luogo, che tanto mai ci tornerai a saldare: e invece vedi? Eccomi qua, con tutta la mia esperienza di distruttore a ridare indietro e prendermi qualche carezza, più di pietà che altro, mentre lo Spire mi sovrastava e probabilmente mi pigliava pure un po' per il culo credo. Ma io niente, testa bassa e proseguire. Mattoni rossi ovunque, finestre quadrate e porte colorate; asfalto lucido che riflette luci itteriche che non illuminano nulla, mentre ancora unghiate rapide e caustiche: Trinity College e i suoi giardini, il Brazen Head, il pub più vecchio della città, classe 1198, dove ho tirato via dalla punta di un naso uno sbaffo di crema di Guinness e d'un tratto è già notte inoltrata proprio mentre mi avvito su quest'ultima immagine di un delicato che manco mi ricordo più che cosa significa. Tempo di tornare indietro. Alzo gli occhi al cielo plumbeo, un attimo prima di entrare nel taxi mentre il driver già mi chiede se mi sono divertito e ho tracannato abbastanza. Io penso che cosa ci sono venuto a fare qui, perchè le coincidenze mi ci hanno fatto rimettere piede che non doveva più accadere, come rimangono chiuse le porte di case abbandonate. Poi mi dico che, banale quanto si vuole, ma per ogni agire c'è un motivo. E allora entro in auto, il driver si volta indietro, mi rifà la domanda:
"Did you have your Guinness?" chiede retorico.
"Not enough mate" rispondo.
"Nanana that's not good" mi cazzea.
"I agree with you, so, show me the way".
"Sure" fa convinto.
E parte sgommando.

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