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Esperimento su sonata al chiaro di luna.
spedito da: Andrea
Data: mercoledģ, 3 febbraio 2010 - ore 23:56



Non c'era niente di sbagliato in quel viale. Nč il fatto che piovesse, lento e costante e sottile, nč le foglie marce e incollate al selciato, nč il vento che smuoveva i rami dei platani intorno a me e lungo il marciapiede.
L'errore, se mai di errore si poteva parlare, era dentro di me, dentro quest'uomo dai capelli svolazzanti e la barba rada su un volto smunto e tirato, senza un senso apparente in tasca, nč una vista lunga oltre l'orizzonte. Avevo solo la percezione della linea della strada che curvava in fondo e portava chissą dove.
C'era lei, il suo attendere disarmante e annunciato, fiera e composta, fragile e commossa. Lģ, in piedi sul limitare di un arrivederci che proprio non aveva il coraggio di diventare un addio. Perchč il senso di irreversibilitą non lo dava neanche il passare delle stagioni e le condizioni atmosferiche del momento.
La distanza era tale da riempire lo spazio con tutti i nostri pensieri, le promesse fatte a fatica, sincere ma enormi per i nostri cuori giovani. E cosģ ad un tratto c'era di tutto lą fuori, a bagnarsi con le gocce di pioggia. Lacrime non ce n'erano perchč si piangeva dentro, cercando di capire le ragioni di quel momento; ragioni inutili, nella genesi e nello scopo. Semplicemente la fede nello scorrere del tempo e delle vite e un enorme drappo di malinconia su tutto ciņ che eravamo stati e che eravamo in quel momento.
Tutta l'oscuritą della notte, le braccia conserte, il passo svelto e il capo chino, i sospiri dietro un vetro, l'angoscia del volo libero e gli artigli della consapevolezza del momento piantati dentro, in profonditą nelle carni, fino a raggiungere il cuore.
A lacerarlo quel tantino da lasciarci la ferita che cicatrizzerą con esasperante lentezza.
Da qualche parte, pensai alzando gli occhi al cielo carico di scuro, ci sarą un sorriso che restituirą armonia. E lei era ancora lą, in fondo a tutto, fiera e composta, fragile e commossa.

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