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Con la faccia contro la pioggia (parte III).
spedito da: Andrea
Data: lunedì, 29 marzo 2010 - ore 23:13


"Mio fratello giudicava tutti secondo un rigido codice morale, preparandosi a vivere un'esistenza in solitudine..."
Queste parole le pronuncia Carine McCandless, sorella di Christopher McCandless, nel film che ricorda la vita del fratello scomparso di stenti nel Denali National Park, in Alaska, dopo che quest'ultimo s'era ritirato lontano dalla caotica società dei consumi. Ho visto Into the Wild dopo abbastanza tempo dalla mia conoscenza dell'opera di Sean Penn oltre che del romanzo di Jon Krakauer; le mie intenzioni sono datate primavera 2006, un anno prima del film che ha reso onore alla memoria di Christopher, ragion percui avevo qualche remora, più che altro psicologica, nel cimentarmi con una storia reale prima ancora che cinematografica. Mi sono ricordato di "Sulla strada" letto solo dopo un anno dall'acquisto per gli stessi motivi.
La frase citata è quella che dà il senso del gesto di McCandless, la coerenza che non trova spazio nella società, viziata da contraddizioni difficilmente risolvibili. E quindi l'unica via la scissione, la persecuzione di un ideale che renda realmente liberi e...felici. Anche se il buon Christopher capisce che questo sentimento deve effettivamente essere condiviso per essere reale.
Io non ho niente di McCandless, soprattutto il suo coraggio che poi è più una gioia esistenziale che una sfida con se stesso; lui è così e basta, non forza nulla del suo operato, vive convinto fino all'ultimo respiro, senza rimpianti nè dubbi. Io invece, ho rotto gli indugi e scavato a fondo, per dissotterrare antiche angosce con le stesse risposte lontane chilometri. E allora, si torna in strada, perchè ad un certo punto non è che debba esserci un motivo preciso, niente che si comprenda in superficie ovviamente; si piazza il mezzo sul selciato, lo si punta nella direzione giusta e si inizia a far muovere le gambe. Ancora una volta con la giusta carica, ancora una volta con la giusta tensione.
Il Taglio, come l'ho battezzato, perchè si tratterà proprio di tagliare in due un paese, approfittando di un'infrastruttura creata a scopi non proprio ambientalisti. Il tutto, proprio in uno dei luoghi più selvaggi e affascinanti del pianeta. Raccolgo informazioni, incomincio a prepararmi e sento l'onda arrivare. Dopodichè devo solo fidarmi, ancora una volta, del desiderio di conoscenza e di avventura; quello che non ho mai perso, nonstante gli anni, nonostante i tradimenti, i passi falsi e i motori succedanei. Niente ha distrutto, solo parcheggiato, niente ha cancellato, solo riposato.
E adesso resta la strada. Nient'altro.

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