Recensione su LOGO num. 3 - mar 2007
Data: sabato, 3 marzo 2007 - ore 19:9
LETTO A 2 PIAZZE
Il Numero Imperfetto
De Gruttola Andrea – 250 p. –Il Filo Editore – euro 17,00
L’immagine è semplice ed efficace: tutti in giro a discutere delle proprie vite, i propri dubbi, le incertezze e i dolori figli di scelte scellerate e deboli o frutti di destini ineluttabili. Questi i personaggi de “Il Numero Imperfetto” immaginati dopo aver letto fino in fondo la storia d’esordio dello scrittore irpino Andrea De Gruttola. Una villa di famiglia è il centro dell’intreccio delle psicologie di un numero abbastanza eterogeneo di personaggi, tutti a relazionarsi col protagonista, Francesco, rifugiatosi con fine catartico nell’eremo sorrentino a confrontarsi con i fantasmi del suo passato. Il tutto dopo che la moglie ha deciso di passare a miglior vita lanciandosi nel vuoto, incontro all’abbraccio sempre morbosamente suggestivo del mare nostrum. De Gruttola tenta un romanzo ambizioso, come prima uscita nel caotico mondo letterario nostrano, strizza l’occhio ad un Mason prima maniera, e tenta di affiancarsi al più noto De Carlo e al suo disfattismo imperante dei tempi moderni. L’impresa non riesce del tutto sebbene la storia abbia un motore diesel di vecchia generazione nel cofano; una partenza viscosa e densa che si diluisce pagina dopo pagina arrivando a girare e scorrere con decisione nel finale. L’imperfezione del titolo è sunto, con gioco di parole aggiunto, dell’incompiutezza del nostro agire attraverso la quotidianità delle nostre vite. Il tutto, naturalmente, a far perno intorno al più sublime dei sentimenti: l’amore. Indubbiamente l’autore riesce nell’intento di disegnare il numero più diversificato di personaggi con lo scopo, che diviene alibi, di presentare il più ampio numero di prospettive dalle quali guardare le in-dignitose vite degli stessi. E’ pressoché impossibile, così come improbabile, non ritrovarsi in almeno un dialogo o semplicemente una frase, per non parlare delle sensazioni e delle circostanze. Sicuramente un romanzo che parla tutte le lingue dell’amore doloroso, quello fatto di ruvidezze e annunciate incomprensioni, e per questo universale nella sua lettura e comprensione. L’unico ad essere estraneo al tutto il turbine intorno sembra essere il figlio del protagonista, freudiana omonimia con il nome dell’autore, che offre una sorta di redenzione postuma come solo i bambini possono portare con sé, accreditati dalla loro limpida innocenza. Leggere “Il Numero Imperfetto” significa calarsi non senza difficoltà nel mondo dell’introspezione psicologica come certa parte della letteratura russa di inizio secolo, il tutto condito da un personalissimo modernismo sentimentale che a tratti convince, a tratti no.
“…non credo sia giusto che gli uomini si trovino e condividano pezzi di strada e allo stesso modo si lascino scomparendo. È questo il vero strazio per me, il senso spietato della separazione assoluta persino nei pensieri.”
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